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Impianti sportivi ed efficienza energetica: ottimizzare i consumi per favorire il settore e l’ambiente

Indice dei contenuti

I consumi energetici delle strutture sportive italiane, tra dati e interventi di efficientamento.

 

L’efficienza energetica può supportare la ripresa economica delle strutture sportive, particolarmente colpite dalla crisi post Covid-19. Ma quali sono i consumi energetici degli impianti sportivi? È possibile ottimizzare il consumo energetico di questi impianti sfruttando bandi e agevolazioni nazionali? Scopriamolo insieme.

 

Gli impianti sportivi post lockdown: calano le presenze, ma non la spesa energetica

 

Una recente indagine internazionale – condotta da università e istituti di ricerca specializzati – dimostra che la principale fonte di finanziamento del sistema sportivo deriva dalla spesa sostenuta da individui e famiglie.

Con il pagamento di quote, rate e abbonamenti quindi, gli amanti dello sport e del benessere contribuiscono notevolmente alla gestione economica di questi impianti.

 

Con la riapertura delle attività post lockdown, molti sportivi hanno preferito continuare ad allenarsi in strada o in casa. Intanto però le strutture restano aperte e al calo delle presenze non segue quello delle spese.

 

Gli impianti sportivi, inclusi campi da tennis, piscine, palestre e palazzetti dello sport, sono estremamente energivori, ossia caratterizzati da un notevole consumo energetico. Una spesa, insomma, che rischia di divenire insostenibile se non ottimizzata, frenando così la ripresa del settore.

 

I numeri dello sport in Italia: praticanti, strutture e consumi energetici

 

L’indagine Istat “I cittadini e il tempo libero” del 2015 dimostra che sono più di 20 milioni le persone in Italia che fanno sport.

 

Il rapporto redatto dal Centro Studi e Osservatori Statistici per lo sport del CONI del 2017 parla di ben 4 milioni e 703 mila atleti, tra tesserati e affiliati, numero a cui bisogna poi aggiungere quello dei frequentatori abituali di palestre.

 

Nonostante i grandi passi in avanti fatti negli ultimi anni, sono ancora tante le persone che considerano le strutture sportive poco adeguate, specie nel Mezzogiorno d’Italia. Il numero degli impianti sportivi siti nella nazione – tra cui centri polivalenti all’aperto, piscine, campi da tennis, stadi e palazzetti – è pari a 150.000; 7.000 sono invece le palestre private. Si tratta di strutture per lo più di vecchia costruzione, risalenti agli anni ’80, caratterizzati da una bassissima classe energetica e da notevoli consumi di energia elettrica.

 

I consumi energetici delle strutture sportive: perché consumano tanto?

 

Rispetto ad altri edifici, quelli sportivi sono caratterizzati da un maggiore consumo energetico e ciò è legato a diverse ragioni. Si tratta di strutture che se dotate di piscine, devono garantire l’equilibrio climatico delle vasche e degli ambienti. Spesso ospitano spazi di ristoro, bar e aree di conversazione che hanno consumi energetici propri e che vanno adeguatamente climatizzati, così come le palestre. Bisogna fornire acqua calda per la climatizzazione invernale e refrigerata per quella estiva. Pensare al ricambio d’aria con sistemi di ventilazione controllati, gestire l’illuminazione interna ed esterna e alimentare le strumentazioni ginniche presenti.

 

Da standard a consapevole: perché ottimizzare il consumo energetico degli impianti sportivi

 

Per capire come può cambiare il valore della spesa energetica di un impianto sportivo basta confrontare i dati di consumo di una gestione standard con una più “consapevole”. Nella gestione standard abbiamo parametri pari a 1.336 kWh per il consumo termico e 237 kWh per quelli elettrici per metro quadro ogni anno. Una gestione adeguata dell’energia permetterebbe di abbassare questi valori fino a raggiungere i 573 kWh per quelli termici e 152 kWh per quelli elettrici. Abbassare il consumo energetico degli impianti sportivi significa ridurre il totale della spesa energetica, ma anche offrire ai frequentatori spazi efficienti e sostenibili.

 

Efficientamento energetico degli impianti sportivi: dalla diagnosi alle azioni correttive

 

Per ridurre il consumo energetico degli impianti sportivi bisogna innanzitutto intervenire con la diagnosi energetica; attività indispensabile per individuare le aree di maggior consumo e definire le azioni correttive da intraprendere.

 

In presenza di piscine è possibile introdurre dei teli isotermici per coprire le vasche nelle ore di non utilizzo; ciò consentirebbe di evitare l’evaporazione dell’acqua contenuta, di ridurre la quantità di acqua da reintegrare e così l’energia da impiegare per riscaldarla.

 

Per ottimizzare il consumo energetico legato alla climatizzazione degli ambienti potrebbero tornare utili azioni come: l’isolamento di pareti e coperture, la sostituzione degli infissi e quella degli impianti di produzione di energia termica.

 

Si potrebbe ancora agire introducendo sistemi di autoproduzione di energia ed effettuare interventi di revamping per ottimizzare i consumi dell’impianto di illuminazione in spazi indoor e outdoor.

Alcune tecnologie consentono di ridurre notevolmente il consumo di energia, come la cogenerazione; un sistema di produzione simultanea di energia termica ed elettrica che consentirebbe di conseguire un risparmio di energia pari al 30% rispetto alla produzione separata.

 

E ancora: sostituire caldaie vecchie con altre più efficienti per ottimizzare il consumo energetico legato alla fornitura di acqua calda da distribuire in spazi e docce o introdurre pompe di calore per riscaldare gli ambienti e le acque sfruttando l’energia delle risorse naturali.

 

Incentivi statali e locali per l’efficientamento energetico degli impianti sportivi

 

I soggetti pubblici o privati interessati alla riqualificazione energetica delle strutture sportive in loro possesso possono accedere a diversi fondi e agevolazioni messi a disposizione dallo Stato e da altri enti nazionali, tra cui:

 

Bandi 2020 Istituto Credito Sportivo: in accordo con Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) l’ICS ha messo a disposizione bandi diversi tra cui “Sport Verde Comuni“, esplicitamente dedicato all’efficientamento energetico di impianti sportivi già esistenti. Il progetto prevede un mutuo a tasso fisso per un importo massimo di 5.000 €, con ammortamento della durata massima di 20 anni e interessi e spese di istruttoria pari a zero. L’incentivo mira a finanziare investimenti in efficienza energetica: risparmio energetico certificato, produzione di energia termica, interventi per uso di fonti rinnovabili, realizzazione di manti in erba sintetica a invaso vegetale al 100% e produzione di energia attraverso sistemi ecocompatibili.

Unico requisito di accesso è la certificazione del risparmio conseguito da parte di un soggetto riconosciuto da ACCREDIA.

 

Conto termico 2.0 2020: dedicato all’incremento di efficienza energetica e alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Possono accedere a questa agevolazione le pubbliche amministrazioni – inclusi comuni, province e federazioni sportive – e i privati (in qualità di soggetti titolari di reddito d’impresa) che possiedono strutture sportive. L’incentivo consente di ottenere un contributo a fondo perduto e vale anche per chi sceglie di avvalersi dell’esperienza delle ESCo.

 

Detrazioni fiscali: beneficiare di detrazioni fiscali fino al 75% per interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

 

Certificati ambientali: conosciuti anche come Titoli di Efficienza Energetica (TEE), sono titoli negoziabili per certificare il risparmio energetico conseguito da clienti finali a seguito di interventi di efficientamento energetico.

 

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