Sostenibilità nel 2026: le 5 sfide strategiche da affrontare subito

Settembre chiude l’estate e apre una finestra di possibilità. È il momento in cui la pressione dell’operatività quotidiana lascia spazio alla lucidità, alla strategia, alla domanda che ogni impresa dovrebbe porsi: dove vogliamo essere tra un anno?

La risposta non può prescindere dalla sostenibilità nel 2026. Il nuovo scenario regolatorio – dalla CSRD alla Direttiva Green Claims – impone trasparenza, coerenza e tracciabilità. Ma non è solo questione di conformità normativa: la sostenibilità sta cambiando il modo stesso di fare impresa.

Diventa un’infrastruttura strategica, una chiave di lettura dei dati, dei ruoli, delle scelte. Non basta più dichiarare: bisogna dimostrare. Non basta ridurre i danni: bisogna generare valore.

Chi si prepara ora alla sostenibilità nel 2026 potrà guidare il cambiamento. Chi aspetta, rischia di rincorrere.

Le 5 sfide della sostenibilità aziendale: cosa cambia entro il 2026

Per affrontare la sostenibilità nel 2026 con lucidità e solidità, non basta una dichiarazione d’intenti né un report pubblicato una volta all’anno. Serve un impianto strutturato, che tocchi i punti nevralgici del business e li trasformi in leve operative. Le imprese che sceglieranno di agire oggi, saranno le stesse che domani potranno muoversi con maggiore flessibilità, credibilità e capacità di risposta.

Governance, dati, competenze, comunicazione e impatto: non sono parole chiave, sono ambiti di lavoro. E vanno affrontati subito, se si vuole che la sostenibilità nel 2026 sia un punto di forza e non un freno.

1. I dati ESG non bastano: servono strumenti per agire

Fino a oggi molte imprese hanno trattato i dati ESG come un adempimento: da raccogliere, ordinare, archiviare. Ma i file PDF non fanno strategia. E nel 2026 non basterà più avere indicatori compilati: bisognerà dimostrare come quei dati influenzano davvero le decisioni aziendali.

La distinzione tra dati finanziari e non finanziari è sempre più sottile, e presto sarà del tutto superata. Investimenti, piani industriali, processi d’acquisto, gestione dei fornitori: ogni scelta dovrà tenere conto anche delle dimensioni ambientali, sociali e di governance.

Per questo la sostenibilità nel 2026 dovrà entrare nei cruscotti operativi, nelle dashboard direzionali, nei KPI che guidano il business. Non sarà una sezione a parte del bilancio. Sarà parte del modo in cui si pianifica, si misura, si evolve.

Chi oggi costruisce un sistema di raccolta e uso intelligente dei dati ESG, domani potrà prendere decisioni più rapide, fondate e resilienti. Chi si limita a misurare, resterà fermo.

2. La governance della sostenibilità non è un compito, è un metodo

Oggi in molte aziende la sostenibilità è ancora affidata a una funzione isolata. Nel 2026 questo approccio sarà fuori scala.

La sostenibilità richiede una governance interfunzionale: operation, marketing, acquisti, finanza devono parlare lo stesso linguaggio. Servono tavoli di lavoro, metriche comuni, indicatori condivisi. Non è una questione di ruoli, ma di metodo.

Il tempo del “referente unico” è finito. Serve una struttura orizzontale che abbracci l’intera organizzazione.

3. Dal contenimento al valore generato: cambia il concetto di impatto

Finora, la maggior parte dei percorsi ESG si è focalizzata sulla riduzione dei rischi. Ma il futuro delle imprese sostenibili sarà legato alla capacità di generare valore.

Entro il 2026, misurare l’impatto ambientale, sociale e relazionale diventerà una pratica comune. Chi sarà in grado di dimostrare – con numeri solidi – un impatto positivo, avrà accesso privilegiato a capitali, mercati e talenti. Il reporting non sarà più solo una fotografia, ma una leva strategica.

4. Le competenze sostenibili diventano leva critica

L’IA può automatizzare molti processi, ma non può sostituire la comprensione sistemica della sostenibilità. Le imprese che nel 2026 sapranno costruire e trattenere competenze trasversali, capaci di unire visione e lettura dei dati ESG, saranno un passo avanti.

Non basta assumere un sustainability manager. Serve formare un ecosistema interno capace di apprendere, aggiornarsi e agire. E questo richiede tempo, intenzionalità e investimenti mirati.

5. Comunicazione ESG: trasparenza o rischio

Nel 2026, chi comunica senza dimostrare rischia molto più di una crisi reputazionale. Il greenwashing sarà sanzionabile, anche nei rapporti B2B. Le autorità e i mercati saranno in grado di distinguere tra iniziative autentiche e racconti di facciata.

Solo chi sarà in grado di mostrare coerenza tra dichiarazioni e risultati potrà parlare di sostenibilità. Ogni claim ambientale dovrà essere verificabile, tracciabile, fondato su dati scientifici riconosciuti. Non c’è più spazio per slogan generici.

È il momento di decidere

La sostenibilità nel 2026 sarà una metrica di solidità aziendale. Le imprese che iniziano oggi a costruire un modello credibile avranno più opportunità di posizionarsi, attrarre capitali, coinvolgere talenti.

Il nostro contributo

Tecno Group accompagna le imprese che vogliono fare della sostenibilità una leva concreta di trasformazione.
Valorizziamo i dati ESG, formiamo competenze interne, costruiamo modelli di governance condivisa e curiamo una comunicazione fondata su ciò che l’azienda realizza davvero.

Ogni percorso parte da una scelta chiara.

Il 2026 prende forma ora, con strumenti solidi e visione condivisa.

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